Anna: un film sardo a Venezia

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“Anna” è un film ispirato ad una storia vera recentemente accaduta in Sardegna e presentato all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia in chiusura delle Notti Veneziane (Giornate degli Autori).
La protagonista vive libera e selvaggia nella sua terra: si occupa delle capre e produce formaggi e ricotta per venderli al mercato del paese, e nel tempo libero fa il bagno al mare e va a ballare: è questa la vita che fa per lei, non quella che viveva a Milano con il marito che la maltrattava. Da un giorno all’altro, sul suo terreno viene avviato un grande cantiere edile, per la costruzione di un albergo vista mare. Anna comincia così la sua lotta in solitaria contro la burocrazia del Comune, la supremazia della nota società di costruzioni e tutti i suoi compaesani che vedono nel resort solo opportunità lavorative senza curarsi del deturpamento del paesaggio che ne deriverà. Per Anna, la questione non è solo ambientale, ma personale: essendo fermamente convinta che quel terreno fosse stato acquistato dal padre, seppure non si trovi alcun atto di proprietà, trova un avvocato che si offre di darle una mano.
Si tratta di una narrazione autentica con dialoghi principalmente in sardo, accompagnati da suoni della natura che circonda i personaggi e da una fotografia caratterizzata da colori caldi. Le inquadrature a spalla che fanno sentire lo spettatore in mezzo alla scena vengono intervallate da campi lunghi che mostrano il paesaggio incontaminato della Sardegna.
Il regista è il siciliano Marco Amenta (La siciliana ribelle, The Lone Girl, Tra le onde). Gli interpreti sono sardi, alcuni alla prima esperienza, ma superano la prova a pieni voti. Menzione speciale per Rose Aste, che veste i panni della protagonista Anna, capace di immedesimarsi nella parte in un modo ineccepibile, apparendo totalmente a suo agio nella guida del suo gregge, così come nelle scene di aspro conflitto con gli altri personaggi. Eccellenti anche il co-protagonista Marco Zucca, che interpreta l’avvocato difensore, e Daniele Monachella, che veste i panni dello spietato legale della controparte, l’impresa di costruzioni.
La protagonista è una vera eroina che non è disposta ad arrendersi e rinnegare le sue radici, come invece fanno tutti gli altri, attratti dalla contropartita economica: qualsiasi offerta monetaria non le farà cambiare idea, perché la sua terra vale più di qualsiasi cosa.
Il film è un messaggio di speranza che ispira lo spettatore a pensare più in grande e preferire la tutela della propria terra piuttosto che un più immediato ed effimero guadagno economico. Visione consigliatissima a tutti, a chi ha la fortuna di vivere nella terra che ama, ma soprattutto a chi è stato costretto ad allontanarsi e non vede l’ora di tornarvi.

Maria Letizia Muratore

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